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Cipria da indossare: un lusso sostenibile
Vende soprattutto all'estero, Germania, Austria, Nord Europa. Capi in cashmere soffici, leggeri come piume: abitini rigorosi, quasi basic, resi sublimi dal taglio, golfini a girocollo larghi larghi che riescono a slanciare anche donne piccole e minute o ancora cappotti-trench dai volumi ampi per forme morbide. Una linea solo femminile, almeno al momento, semplice ma elegante. «Il motivo principale di questa scelta è che non amo gli eccessi né la costruzione ridondante», svela la stilista Loredana Tschannen, svizzera di nascita, ma milanese da trenta anni. Da qualche mese il suo campionario è proposto anche in una boutique, «Cipria», in Vincenzo Monti 36. «Un azzardo forse, di questi tempi, ma bisogna sapere ancora osare, altrimenti la crisi vince e rischia di azzerare fantasia e produttività ». Tutti i capi sono realizzati in maniera artigianale. «Certi dettagli, come gli occhielli, le rifiniture, eventuali frange e bordi», racconta la signora, «sono ancora del tutto eseguiti a mano, le macchine non garantirebbero la stessa qualità del lavoro umano». E aggiunge: «Le nostre clienti trovano suggerimenti, ma possono esprimere in piena liberta una preferenza di colore: riusciamo a garantire un'ampia gamma di cromie, circa cinquanta diverse sfumature». Lusso in un momento di contrazione economica? Non è un controsenso? «Il nostro è un lusso accessibile perché la filiera è corta e in versione familiare: sono io a disegnare, produrre e distribuire, aiutata da mio figlio. "Cipria" riesce così ad offrire alla clientela un cashmere ricercato a un prezzo leggermente inferiore rispetto al mercato».
Dal Corriere della Sera
